Che cos’è una PBN?

Le PBN, Private Blog Network, sono una delle più famose tecniche di Black Hat. Una volta andavano per la maggiore, oggi sono sempre meno di moda, vittime di un timore della penalizzazione da parte del nostro amico Pinguino, timore non necessariamente giustificato.

Vediamo come funziona dal punto di vista teorico questo procedimento: anche per chi non vuole operare in questo modo, infatti, è molto utile capire come funziona una strategia del genere, perché permette di comprendere davvero come funziona Google e quali principi usa il motore di ricerca per far rankare un sito.

Prendiamo come esempio un sito con un profilo link spaventoso, lemigliorivpnPUNTOcom (non regaliamo link ;)), sito che nonostante non segua nessuna regola “white hat” ranka per keyword di tutto rispetto, che probabilmente fruttano anche migliaia di euro al mese.

 

Per stomaci forti: il profilo anchor text di lemigliorivpnDOTcombacklink spam black hat majestic

 

All’interno del profilo backlink del sito scoviamo siti che non sono semplicemente spam generica (ci sono anche altre tipologie di link black hat, tipo i commenti spam, che non tratteremo qui), e ci concentriamo su link che sono proprio delle PBN, che scoveremo seguendo alcuni indizi:

  • dominio poco pertinente
  • anchor text esatto
  • articolo di bassa qualità
  • lingua diversa (per le PBN proprio aggressive)

Una volta trovato un sospetto analizziamolo su web.archive.org: troveremo probabilmente un sito che ha avuto in passato una vita “legittima”, con dei contenuti normali pertinenti con il nome dominio. A un certo punto il proprietario lo avrà lasciato scadere, e dopo qualche tempo sarà intervenuto un “collega” appassionato di SEO black hat, che avrà acquistato il dominio e montato un nuovo sito con il solo scopo di linkare siti di cui vuole favorire il ranking.

Questa tecnica funziona? Sembra impossibile, soprattutto per chi pensa che Google sia una sorta di Mossad del web in grado di individuare attività Black Hat di qualsiasi tipo: in realtà Google spesso e volentieri si lascia ingannare da questo genere di siti, lasciando un po’ di amaro in bocca in chi fa SEO seguendo le regole (di Google).

Qual è l’obiettivo di una buona PBN

Il sito che abbiamo visto si fa linkare da siti veramente aggressivi: sorprende che non sia mai incorso in una penalizzazione algoritmica ed è sicuro che non sopravviverebbe a un controllo manuale.

Se volessimo essere meno aggressivi a fare qualcosa di più “pulito”, cosa dovremmo fare? Dobbiamo fare in modo che il nostro sito sembri “meno PBN possibile”, cioè dia pochi elementi a Google per capire che non siamo davanti a un sito “vero”, ma a un sito creato con la sola funzione di creare link.

Ecco alcune direttive:

  • creare un sito coerente con il sito originario (o magari ricreare il vecchio sito e aggiungere solo il link)
  • creare un sito esteticamente simile a un sito vero
  • creare numerosi articoli privi di finalità SEO (senza link)
  • limitare l’utilizzo di anchor text esatti
  • linkare siti “terzi”, possibilmente di specchiata fama
  • pubblicare articoli con una certa frequenza
  • non utilizzare hosting spam (e, ovviamente, non usare lo stesso IP tra diverse PBN o ancora peggio con il Money Site)

Facciamo ora qualche considerazione più ampia

  • Questa strategia funziona? La risposta è sì, il web è pieno di siti che rankano grazie a link PBN
  • Quest’attività costa poco? No, creare una PBN costa tantissimo. Occorre trovare siti scaduti che abbiano valore (dato dai link in entrata), attività che richiede ore di ricerca e centinaia di euro di tool. Una volta trovato il dominio bisogna pagare l’hosting, creare il sito e creare dei contenuti che anche se di bassa qualità sono comunque scritti da un essere umano (si potrebbero anche spinnare, ma il rischio aumenta). Complessivamente è veramente difficile pensare di spendere 100-200 euro o di investire moltissime ore del proprio tempo
  • E’ l’attività più conveniente in termini di costo? Spesso no, visto che creare una PBN costa anche centinaia di euro, non è affatto detto che questo sia il modo più conveniente per spendere. Con la stessa cifra per esempio si potrebbe creare un contenuto fantastico e promuoverlo via mail, acquistare dei guest post su siti “veri”, assumere qualcuno per fare dei commenti etc.

Come faccio a decidere se ha senso per me fare questo tipo di investimento? L’elemento da considerare è principalmente l’orizzonte di investimento a cui pensate:

  • Avete bisogno di rankare nel giro di pochi mesi e non immaginate di aver bisogno del sito fra qualche anno? Le PBN sono un’opzione sensata, è difficile ottenere dei ranking molto rapidamente con altri sistemi
  • Volete sviluppare un progetto di lungo periodo? Molto meglio investire gli stessi soldi in contenuti, o magari in qualche guest post effettivamente di qualità
  • Avete un progetto “vero” con varie keyword posizionate, ma per una certa keyword proprio non riuscite a rankare? Qualche link di questo tipo potrebbe effettivamente sbloccare la situazione

Facciamo ora anche qualche considerazione di tipo “morale”:

Chi stiamo danneggiando con questo tipo di attività?

  • Il lettore? Se il nostro sito principale, il Money Site (non la PBN, ma il sito che viene linkato), è un sito di qualità allora probabilmente no, visto che l’utente vedrà un contenuto comunque di accettabile qualità
  • Google? A mio avviso se il contenuto (del Money Site) è di qualità e l’utente è soddisfatto non si sta danneggiando Google, e se invece il contenuto non è di qualità Google ormai può facilmente interpretare la reazione degli utenti. E se poi in qualche misura si stesse danneggiando Google… non mi sentirei particolarmente in olpa!
  • Il concorrente “onesto”? Sì, sicuramente stiamo danneggiando un concorrente del nostro sito principale che si è astenuto dal realizzare pratiche di questo tipo, che si vede superato da noi che abbiamo creato siti PBN. Esiste una profonda differenza tra investire il proprio budget marketing in questo modo o farlo acquistando annunci su Facebook, guest post “legittimi” o annunci Adwords? Come si dice in questi casi “ai posteri l’ardua sentenza”
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